Kingdom Tower, la Torre di Babele

La Bibbia, (Genesi 11,1-9) ci racconta che nella regione mesopotamica di Sennaar ad un certo punto della loro evoluzione gli uomini vollero costruire un edificio alto fino a toccare il cielo per raggiungere Dio, e che Egli, non contento del peccato di orgoglio che essi volevano commettere, ne confuse le lingue e li disperse su tutta la terra, rendendo così di fatto impossibile i completamento dell’opera. Forse il riferimento storico riguarda la costruzione, in quella regione, di un gigantesco ziqqurat  ad opera del sovrano babilonese Nabucodonosor.

Come dire che da sempre l’uomo cerca di superare i propri limiti a volte solo per ragioni, oggi diremmo, di rappresentanza e comunicazione, di marketing.

E da alcuni anni oramai assistiamo a una gara, guarda caso specie nei paesi mediorientali, a chi costruisce l’edifico più alto del mondo.

Se da poco tempo è stato inaugurato a Dubai il “Burj Khalifa”  alto oltre 800 metri dove pure Armani ha realizzato un hotel, l’Arabia Saudita ha avviato a Gedda i lavori per la costruzione della “Kingdom Tower” un gigantesco grattacielo che sarà alto 1609 mt. per 275 piani!

Una misura che ha dell’incredibile e di cui, per le difficoltà costruttive e i costi spropositati  ( budget previsto oltre 13 miliardi di euro), si fà fatica a comprenderne la ragionevolezza  se non si guarda all’operazione come a una sfida tra società che vogliono assumere ciascuna la leadership economica e politica sul medioriente e sul mondo. Sfida che si svolge non solo sulle altezze degli edifici ma anche sulla loro forma, vedi il caso dell’hotel che avrà la forma di una ruota panoramica, una sorta di grande disco lenticolare ovvero,  in maniera più interessante, nella realizzazione di città cablate o a consumo zero.

Medioriente( e nordafrica) che è infiammato però da una rivolta epocale, speriamo con anelito democratico, da parte di persone stanche di vivere in società dove la disparità tra pochissimi ricchi e potenti e moltissimi poveri e privi di diritti si è fatta sempre più grande. Rivolta che si estende incontenibile, a macchia d’olio, con effetti anche sulle economie occidentali e non sappiamo quando e in che modo troverà una sua conclusione.

Allora viene naturale ripensare al racconto biblico sulla presunzione degli uomini, con risvolti anche concreti visto che a pochi mesi dalla sua inaugurazione una parte del “Burj Khalifa” è stato chiuso perchè presentava  alcuni problemi strutturali. Presunzione che si configura nel voler superare limiti di dimensione, ragionevolezza, convenienza, prevalentemente per ragioni di rappresentanza e non per soddisfare il bisogno di rendere la vita dell’uomo più comoda, di dare più benessere. Che poi è la ragione stessa dell’esistenza dell’Architettura.

Ecco queste operazioni mirabolanti con tutto hanno a che fare tranne che con l’Architettura. E se esse costituiscono un’esagerazione, un’iperbole rappresentativa e di potere, dalle nostre parti viviamo l’eccesso contrario.

Costruiamo, tranne rari esempi, edifici banali, quando va bene attenti solo al rispetto delle “regole” numeriche e non a quelle del territorio e del paesaggio. Non siamo più capaci di intendere l’arte del costruire come quell’attitudine dell’uomo a soddisfare bisogni materiali attraverso l’ingegno anche estetico ma solo per sfruttarne le possibilità di arricchimento.

Sono gli opposti di una stessa medaglia, quella dell’oblio della ragionevolezza e dei valori fondanti dell’etica.

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