Abitare case che ruotano col vento. A Dubai un progetto made in Italy

L’edilizia ha processi evolutivi relativamente lenti; in particolare gran parte dell’edilizia che oggi si realizza in Italia, è fondata sugli archetipi sviluppatisi secondo l’esperienza razionalista degli anni trenta rappresentando una involuzione etica del prodotto, per la standardizzazione, meglio banalizzazione, di quanto costruito, indifferente ai luoghi, alle culture, poco sensibile alle innovazioni. Questa indifferenziazione è stata aggravata da una scarsa evoluzione tecnologica e qualitativa del prodotto edilizio che sostanzialmente e per la gran parte viene pensato e realizzato come cinquant’anni fa.
Sarebbe facile imputare questo stato di cose alla classe professionale italiana, agli architetti che, a giudicare dai risultati, sembrerebbero non in grado di raccogliere le sfide dei nostri tempi e di essere promotori della ricerca e dell’innovazione nel campo delle costruzioni.
Sembrerebbe, se non fosse che, allargando l’orizzonte di osservazione al mondo intero, troviamo gli architetti italiani, anche quelli meno noti al grande pubblico, protagonisti di primo piano per capacità innovativa ed inventiva.
Per esempio, tra pochi mesi nell’emirato del Dubai, verrà costruita una torre di 59 piani, unica al mondo, costituita da piani tra loro ruotanti e che, sfruttando l’energia del vento, produrrà energia elettrica per circa 190 milioni di Kilowatt ed un valore di 7 milioni euro. L’immagine di questo singolare edificio è particolarmente innovativa, corrispondente al nuovo modo di abitare che consentirà, se pensiamo al fatto che ogni appartamento godrà di un panorama sempre diverso a secondo della rotazione del piano in cui si trova. Di conseguenza anche la forma complessiva dell’edificio sarà sempre mutevole, proprio in funzione della rotazione dei singoli piani. Il bello è che questi movimenti avverranno anch’essi sotto la spinta del vento, quindi contribuendo alla produzione, a costo zero, di energia elettrica.
Questo progetto è nato a Firenze ad opera di tre giovani architetti italiani ed è stato possibile grazie a investitori illuminati ed amministrazioni pubbliche non legate a una serie infinita di norme, leggi, regolamenti, interpretazioni, giurisprudenza, opinioni, tale da bloccare sul nascere ogni velleità di innovazione.
A conferma di ciò, in Cina sta sorgendo una intera città fondata su progetti eco-sostenibili e con un grado di definizione degli spazi pubblici, anche in funzione della fruibilità ambientale, di altissimo livello.Anche questa città è stata progettata da un architetto italiano.
D’altronde i vari Piano e Fuksas hanno prodotto le loro migliori architetture all’estero mentre i grandi maestri mondiali , quando si son trovati ad operare in Italia, salvo rare eccezioni, hanno prodotto opere assai meno significative rispetto ai loro standard.
L’Italia è il paese dove dal 1999 cerca di vedere la luce, non riuscendovi, una nuova Legge per l’Architettura. Ci provò il Ministro Melandri, ci ha riprovato senza esito, nel 2004 il Ministro Urbani. Anche l’attuale governo si interessa di architetti e di architettura: per additare gli Architetti come evasori, come distruttori del territorio, partorendo norme sempre più penalizzanti per il loro lavoro, riducendone gli spazi per ricerca ed innovazione. Bersani docet.

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